Documento unitario relativo allo “Schema di decreto legislativo concernente disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, recante norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità” con particolare riferimento all’art. 10

Il documento è firmato da:

Società italiana di pedagogia (SIPED)
Società italiana di ricerca didattica (SIRD)
Commissione Italiana per l’Insegnamento della Matematica (CIIM)
Associazione degli Italianisti (ADI)
Società per lo Studio della Modernità Letteraria (MOD)
Divisione di Didattica della Società Chimica Italiana
Coordinamento delle Società storiche. Commissione didattica
Società Italiana di Fisica – Commissione Didattica Permanente
Coordinamento dei Presidenti dei Corsi di laurea in Scienze della Formazione primaria Conferenza Universitaria Nazionale di Scienze della Formazione (CUNSF).

Le diverse Società scientifiche, che firmano questo documento unitamente al Coordinamento dei Presidenti dei Corsi di laurea in Scienze della Formazione primaria e alla Conferenza Universitaria Nazionale di Scienze della Formazione, si dichiarano unanimemente preoccupate relativamente all’ipotesi della possibile modifica del curricolo del Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Scienze della Formazione Primaria (d’ora in poi CDLMCU SFP) sulla base del D.M. 249 del 10.9.2010), entrato a regime solo da due anni (i primi laureati hanno conseguito il loro diploma di laurea nella sessione del giugno/luglio 2017) e che ha evidenziato con molta chiarezza risultati altamente positivi.

Oltre alla considerazione che sembra poco fruttuoso modificare un iter universitario ancora prima di averne potuto monitorare i risultati per un periodo sufficientemente lungo da garantirne una valutazione rigorosa e sistematica, i dati finora raccolti sulla preparazione dei laureati SFP al momento dell’inserimento sul lavoro – e sulla loro soddisfazione rispetto alle competenze acquisite in relazione al lavoro svolto nella scuola – mostrano ottimi risultati. In particolare, risulta molto interessante mettere in relazione gli esiti del CDLMCU SFP (Fonte AlmaLaurea) con quelli di altri corsi di studio – di pari durata e struttura simile (presenza di laboratori e tirocinio) – specificamente orientati a formare professionalità di alto livello, quali i medici, i farmacisti, i giuristi, gli architetti. Per la coorte 2017 (Base dati di 2784 laureati sul territorio nazionale, di cui il 93% rispondenti al questionario, con dati coerenti o in miglioramento rispetto alla coorte 2016).

Da un confronto con gli altri laureati quinquennali sul territorio nazionale (Agraria e Veterinaria; Architettura; Chimico-farmaceutica; Giurisprudenza; quinquennali Letterarie; Medicina), emerge una soddisfazione rispetto al Corso di Laurea frequentato pari al 92,7%: più di 6 punti percentuali rispetto alla media dell’86,4%. La soddisfazione elevata è stata espressa dal 46,5% dei laureati, la più alta in assoluto (media pari al 34,3%), superiore a farmacisti (40,7%), a giuristi (36,5%) e ai medici (29,7%). Trend confermato anche dalla disponibilità a re-iscriversi allo stesso corso di studio (se potessero tornare indietro): 81,5% contro una media dei corsi quinquennali italiani del 66,3%. Rispetto ai dati raccolti fra i Laureati 2016 ad un anno dalla laurea (coorte 2016) (Base dati di 1219 laureati SFP sul territorio nazionale: 884 intervistati (campione Alma Laurea) di cui 641 occupati), i dati evidenziano una qualità particolarmente positiva dei risultati ottenuti, soprattutto se confrontati con i risultati delle altre lauree quinquennali italiane (Agraria e Veterinaria; Architettura; Chimico-farmaceutica; Giurisprudenza; quinquennali Letterarie; Medicina).

I Laureati SFP dichiarano di aver trovato il loro primo lavoro dopo 2,1 mesi dal conseguimento del titolo, a fronte di una media di 4,7 mesi dei laureati quinquennali. L’utilizzo in misura elevata, nel mondo del lavoro, delle competenze acquisite durante il corso di studi è dichiarato dall’82,6% del campione, a fronte di una media del 61,9% di tutti i quinquennali, inferiore soltanto a quello dei medici (pari all’ 86,7%). Ad un anno dalla laurea, la formazione professionale acquisita viene ritenuta molto adeguata dall’83,2% del campione, a fronte di una media dei laureati quinquennali pari al 57,3% e di molto superiore a tutti le altre categorie di professionisti (medici, 67,7%).

Simili dati confermano la positività della scelta operata nell’articolazione di questo percorso di studi, nato dall’idea che una preparazione culturale ampia e articolata nei diversi ambiti disciplinari costituisca l’asse portante su cui incardinare le competenze professionali specifiche dei futuri insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria, relativamente alla progettazione, conduzione e valutazione dei processi di insegnamento-apprendimento.

Le diverse società scientifiche, peraltro, sono fortemente convinte che, per garantire una scuola inclusiva che realmente rispetti il diritto di tutti gli allievi di accedere ad una didattica di qualità, occorre che gli insegnanti di sostegno, al pari dei docenti di classe, siano fortemente preparati sotto il profilo pedagogico, didattico, psicologico, antropologico e disciplinare, come garantito dall’attuale ordinamento. Parimenti, un’eventuale riduzione dei crediti dei saperi disciplinari (e della loro didattica) del corso di laurea in Formazione primaria produrrebbe un impoverimento culturale dei futuri maestri, che si rifletterebbe poi negativamente sugli allievi della scuola primaria, particolarmente su quanti, essendo segnati da condizioni di svantaggio sociale e di povertà educativa, hanno più bisogno di acquisire competenze di base nell’ambito linguistico e logico- matematico, specialmente nelle classi multiculturali.

Si intende qui sottolineare, inoltre, che la qualità del percorso in oggetto è stata garantita proprio dall’idea che la preparazione professionale dei futuri maestri (di tutti i futuri maestri) dipenda dall’assunzione di una corresponsabilità educativa forte costruita in questi sette anni fra i docenti di tutte le diverse discipline (relativamente alla Tabella 1 del DM 249/2010)

L’ordinamento didattico del CDLMCU SFP presenta una prospettiva curricolare che, nella sintesi tra insegnamenti e tirocini, laboratori e prova finale di laurea, risulta capace di valorizzare sia gli effetti formativi delle singole discipline sia, contemporaneamente, il valore che esse assumono nella loro globalità. Con l’ordinamento didattico vigente, infatti, la formazione professionale degli insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria consta di saperi pedagogici e didattici, delle scienze dell’educazione, delle discipline e delle didattiche disciplinari; ciò consente attualmente di formare insegnanti che sanno rispondere insieme ai bisogni di apprendimento e di educazione del singolo alunno e del gruppo-classe.

Si auspica dunque che il decreto 66, a garanzia della formazione disciplinare unitaria dei maestri e della qualificazione ulteriore di quanti tra loro vorranno diventare insegnanti di sostegno, possa, mantenendo l’ordinamento didattico del corso LM85bis, accogliere le seguenti proposte:

  1. Il riconoscimento di circa 24-30 CFU relativi alle competenze relative alla didattica inclusiva, che sono già presenti nella tabella del CDLMCU SFP e la possibilità di acquisire gli altri 30-36 CFU circa in un percorso integrativo supplementare (supplement) durante gli ultimi tre anni del percorso di laurea o post lauream – per il conseguimento di ulteriori competenze specialistiche nella disabilità e nell’inclusione.
  2. La possibilità, di intervenire sulle declaratorie, relativamente al tirocinio, ai laboratori e alla relazione per la prova finale, al fine di migliorare le competenze di tutti i maestri nella didattica inclusiva e nell’educazione degli alunni con disabilità.

Le società scientifiche firmatarie ribadiscono la convinzione che l’impegno a rafforzare il settore della didattica inclusiva può dare risultati positivi solo a condizione che non si indeboliscano i fondamenti sui quali essa poggia, e non si comprometta l’equilibrio di un impianto didattico che fin qui ha dimostrato notevoli pregi di solidità ed efficienza.

Milano, 24 giugno 2019

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